E’ la stata la voglia di scoprire zone nuove ma più ancora “la necessità”, nel vero senso della parola, di sperimentare un percorso a portata di mano che non fosse il solito giro nella piatta pianura tipica delle mie parti. E così, rotti gli indugi e messo da parte il timore per quel tratto di cinque km di mulattiera …sono andato all’attacco.
Ora, a viaggio concluso, mi rimane la soddisfazione per avere individuato, non troppo distante da dove abito, un ottimo campo di allenamento dove potermi sbizzarrire e divertire in un’infinità di percorsi decisamente belli dal punto di vista paesaggistico e altrettanto interessanti dal punto di vista tecnico.
Qui sotto il passaggio per Volpedo (AL).
“Siamo in un paese di campagna, sono circa le dieci e mezzo del mattino d'una giornata d'estate; due contadini, e al loro fianco una donna con il bambino in braccio, s'avanzano per perorare presso il Signore la causa comune…”
Il Quarto Stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), olio su tela, 293X545 cm, Milano-Museo del Novecento
Il Quarto Stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), olio su tela, 293X545 cm, Milano-Museo del Novecento
View Curone-Staffora_14-15SEP2012 in a larger map
ALTIMETRIA
Lasciata la macchina a Rivanazzano mi incammino per la provinciale SP100 passando per Volpedo dove purtroppo la casa-museo dedicata a Pellizza da Volpedo è ancora chiusa.
Proseguo per Bruggi per strade praticamente deserte e lungo un percorso che si fa via via sempre più impegnativo.
All’altezza di Montecapraro un incontro che ha dell’incredibile. Si chiamano Nico e Ivo, sono belgi e provengono, dopo quattro mesi di viaggio, dalle ex repubbliche sovietiche del Kyrgyzstan, Uzbekistan, Kazakhstan, Azerbaijan, Georgia, Ucraina ecc. ecc.. Mi dicono che devono andare a Genova per prendere la nave … nel frattempo però sembra abbiano qualche difficoltà a trovare la giusta direzione, quasi persi nell’incredibile labirinto delle strade-stradine delle colline tortonesi.
Arrivato a Bruggi, come già sapevo, la strada provinciale finisce.
Siamo a 1000 m di altitudine e qui inizia la tanto temuta mulattiera. E’ in pessimo stato, sono poco più di cinque km con un fondo ghiaioso completamente sconnesso su cui faccio molta fatica a stare in piedi.
Arrivo in sommità dopo due ore abbondanti in cui ho dovuto spingere la bici dall’inizio alla fine.
Il punto d’arrivo è a quasi 1500 m di altitudine. Qui passa la cosidetta “Via del Sale”, in pratica un’altra mulattiera che corre lungo il crinale che segna il confine tra Piemonte e Lombardia e che veniva usata in epoche antiche per trasportare il sale dalla costa ligure a Varzi.
Da là di sopra il panorama è bellissimo: siamo al confine tra le province di Alessandria, Pavia e Piacenza. Da quel punto in poi è quasi tutta discesa.
Dopo pochi km di sterrato aggancio la SP90 e mi fermo per il pernottamento al Pian dell’Armà dove il sig. Luigino, proprietario di un piccolo albergo/rifugio, mi accoglie e mi prepara una semplicissima ma alquanto deliziosa cenetta.
Riparto la mattina passando per il Pian del Poggio e poi giù giù lungo la strettissima e ripidissima SP48 che segue lo Staffora fino quasi a Varzi. Percorro la statale 461 per un brevissimo tratto … quanto basta per farmi tornare alla cruda realtà di chi al Penice ci può andare solo se ha una moto da tirare a 200 all’ora.
Alla prima deviazione a sinistra riattraverso lo Staffora per l’ennesima volta e ritorno a Rivanazzano passando per i centri di Godiasco e Salice Terme su stradine in buona parte sterrate tra i vigneti che, data l'epoca, si presentano carichi d’uva.
Bel viaggetto, senz’altro lo ripeterò!!
Proseguo per Bruggi per strade praticamente deserte e lungo un percorso che si fa via via sempre più impegnativo.
All’altezza di Montecapraro un incontro che ha dell’incredibile. Si chiamano Nico e Ivo, sono belgi e provengono, dopo quattro mesi di viaggio, dalle ex repubbliche sovietiche del Kyrgyzstan, Uzbekistan, Kazakhstan, Azerbaijan, Georgia, Ucraina ecc. ecc.. Mi dicono che devono andare a Genova per prendere la nave … nel frattempo però sembra abbiano qualche difficoltà a trovare la giusta direzione, quasi persi nell’incredibile labirinto delle strade-stradine delle colline tortonesi.
Arrivato a Bruggi, come già sapevo, la strada provinciale finisce.
Siamo a 1000 m di altitudine e qui inizia la tanto temuta mulattiera. E’ in pessimo stato, sono poco più di cinque km con un fondo ghiaioso completamente sconnesso su cui faccio molta fatica a stare in piedi.
Arrivo in sommità dopo due ore abbondanti in cui ho dovuto spingere la bici dall’inizio alla fine.
Il punto d’arrivo è a quasi 1500 m di altitudine. Qui passa la cosidetta “Via del Sale”, in pratica un’altra mulattiera che corre lungo il crinale che segna il confine tra Piemonte e Lombardia e che veniva usata in epoche antiche per trasportare il sale dalla costa ligure a Varzi.
Da là di sopra il panorama è bellissimo: siamo al confine tra le province di Alessandria, Pavia e Piacenza. Da quel punto in poi è quasi tutta discesa.
Dopo pochi km di sterrato aggancio la SP90 e mi fermo per il pernottamento al Pian dell’Armà dove il sig. Luigino, proprietario di un piccolo albergo/rifugio, mi accoglie e mi prepara una semplicissima ma alquanto deliziosa cenetta.
Riparto la mattina passando per il Pian del Poggio e poi giù giù lungo la strettissima e ripidissima SP48 che segue lo Staffora fino quasi a Varzi. Percorro la statale 461 per un brevissimo tratto … quanto basta per farmi tornare alla cruda realtà di chi al Penice ci può andare solo se ha una moto da tirare a 200 all’ora.
Alla prima deviazione a sinistra riattraverso lo Staffora per l’ennesima volta e ritorno a Rivanazzano passando per i centri di Godiasco e Salice Terme su stradine in buona parte sterrate tra i vigneti che, data l'epoca, si presentano carichi d’uva.
Bel viaggetto, senz’altro lo ripeterò!!
fantastic photos looks like a beautifull tour.
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